Lettura della Bibbia e rilettura dei Vangeli

10.12.2013

Sono rimasto affascinato, anche se l'argomento non mi era nuovo, dalla conferenza di Biglino, alla quale ho assistito tempo fa, sulla Bibbia e la sua lettura senza interpretazioni e manipolazioni del testo.

Che quel libro fosse la narrazione di fatti storici e di conflitti in una zona specifica dell'Africa del Nord, lo avevo già appreso negli anni dell'adolescenza, quando leggevo "Il Giornale dei Misteri", una rivista di mistero, occulto, ufologia e di altri argomenti correlati, non ricordo se fosse mensile o settimanale. In quelle pagine ogni tanto si accennava a brani della bibbia e si accostava il loro contenuto a richiami evidenti all'ufologia. All'epoca quelle "interpretazioni", che però non erano tali perché riportavano, alla lettera, quello che era scritto nelle pagine della Bibbia erano definite blasfeme e condannate senza mezzi termini.

In casa avevo una bibbia, donatami non ricordo più da chi, quando la sfogliavo, provavo un senso di "pesantezza", la trovavo noiosa e molto poco sacra. Le parti più interessanti e avvincenti, per me, erano quelle che riportavano aneddoti ed eventi "strani", apparizioni di oggetti, che si ricollegavano, in modo inequivocabile a interventi non terrestri.

Oggi, non ho più quella bibbia, forse l'ho regalata o ceduta a qualche mercatino dell'usato insieme, per par condicio, alla Bhagavad Gita, entrambe rilegate in finta pelle con scritte in oro. Non ne sento la mancanza, i contenuti di entrambe sono stati ampiamente sviscerati attraverso le letture integrali e o simboliche e con la sperimentazione diretta tramite pratiche iniziatiche.

Quello che invece vorrei avere conservato è tutta la parte del nuovo testamento, i vangeli Negli ultimi tempi, sento l'esigenza di una loro "rilettura" perché, secondo me, a differenza della Bibbia, possono essere interpretati in modo simbolico. Lo spunto mi è venuto dal racconto del "miracolo" della resurrezione di Lazzaro e, in particolare, dalle parole pronunciate da Gesù "alzati e cammina". Che ho, intuitivamente collegato al simbolismo della rinascita iniziatica e all'esortazione di "camminare con le proprie gambe" e liberarsi dalla "morte apparente" dell'inconsapevolezza e del letargo causato dai condizionamenti esterni. Anche la "supplica" della madre di Lazzaro va nella stessa direzione, la necessità che il "figlio" sia risvegliato a una nuova condizione, perché appare fino a quel momento inane, cristallizzato, vuoto, morto, appunto. La figura della madre è riconducibile alla Terra e all'energia creatrice che lavora per il cambiamento e il risveglio ed esorta l'elemento "cristico" a fungere da catalizzatore per la rinascita e il passaggio dalla divisione all'unione della propria "creatura".

Questa interpretazione mi "risuona" di più, altrimenti si dovrebbe ritenere che Gesù abbia fatto un favore a quella madre piuttosto che ad un'altra, nel resuscitare il figlio defunto. Perché Lazzaro piuttosto che un altro?. Domanda che sorge spontanea a una lettura letterale, stimolata dal dubbio del ricercatore laico. La risposta che chiama in causa disegni imprescrutabili del mistero divino o della fede è fin troppo scontata e prevedibile, ed è peraltro ampiamente utilizzata dalla chiesa per contrastare il relativismo del dubbio, che metterebbe in crisi tutta la struttura metafisica su cui si poggia il suo insegnamento e la sua autorevolezza.