Il tempo e i cicli
Il tempo per me era legato al fare, al calendario con le sue scadenze e appuntamenti. In una parola al lavoro. Ora che sono a riposo, i giorni non sono più nomi e numeri su un calendario ma unicamente cicli di luce e oscurità.
Il fare è un impulso che colpisce uno spazio senza confini e determina una forma a cui da vita, ricompare una sorta di tempo non più orizzontale ma che si espande come una circonferenza.
Al centro dell'esperienza c'è sempre di più l'osservatore che sperimenta un'evoluzione costante e continua. Che da forma all'intenzione che sente sempre più sua, condizionata soltanto dai suoi stessi limiti.
Il tutto da vita ad un ologramma strutturato in immagini e percorsi obbligati, dove mi "diverto" a discernere e scegliere i percorsi nella consapevolezza
che genereranno effetti e regole che conosco e comprendo. E' questa la Lyla, il gioco della vita.
In genere oscurato dalla convinzione che sia qualcosa di esterno e indipendente da te. Convinzione peraltro indispensabile per rendere l'esperienza totale e coinvolgente, utile alla sperimentazione dell'anima.
Nella dimensione del fare il rischio è innescare il loop che ti impedisce di passare ad altre esperienze perché non riesci a riconoscere quella in cui ti sei invischiato. Il punto è che puoi già da subito comprendere il meccanismo del tempo come necessità e non come realtà se mediti e inizi un lavoro di osservazione interiore, in questo caso non serve aspettare di essere messo a riposo.
Anche perché in una condizione di inconsapevolezza essere messo a riposo significa, per molti. la fine del senso stesso della vita!