Il Fuoco Interiore
Dinamica impattante con il posto dove si svolge il training, che dà la misura del peso delle aspettative rispetto a quello che realmente poi si sperimenta. La sensazione è di delusione, quasi di sconforto vedendo la collocazione dell'agriturismo, isolato, nel bosco, da raggiungere con una sterrata di diversi chilometri. Scomoda la strada, scomodo il parcheggio lontano dal casolare, quest'ultimo nelle prime ombre della sera aveva un aspetto buio, dalle forme indefinite, luci soffuse all'interno, fioche, non mettevano certo di buon umore. Grande sala da pranzo con tre tavoli lunghi, un grande camino cucina, persone sedute in ordine sparso alcune in piccoli gruppi altre isolate, in silenzio, facce serie, qualcuna decisamente sul depresso. Scenario desolante ?. Nei giorni seguenti mano a mano che l'attenzione si rivolgeva all'interno di me anche quelle luci, quel sapore di antico e di rustico, assumevano il loro aspetto autentico, prendevano corpo con la loro energia non distorta dalla mente. Via via che mi impegnavo nel lavoro fisico, nelle sessioni e nelle meditazioni, dentro di me ritornava qualcosa che sapevo di avere sempre avuto, di avere conosciuto anche in altre occasioni ma che stavolta si riproponeva in modo prepotente e forte, il bambino interiore. Tutto il corso per me, ha avuto come filo conduttore il pianto, il riso e la rabbia del bambino che vuole ritrovare la sua libertà ed espressione nell'amore. Il lavoro di ripulitura ha messo sempre più a nudo i blocchi che tenevano prigioniero il cuore di questo bambino, e passando a momenti più vicino al tempo presente i condizionamenti dei giudizi e delle proiezioni. Già alle prime crisi di pianto e di rabbia dolorosa si è fatto largo un senso di dolce vuoto interiore, che si apriva faticosamente la via verso il cuore. Sempre più pressante si faceva l'esigenza di liberare l'energia imprigionata tra il primo e il secondo chakra. Così come nell'esperienza del corso precedente, anche in questa occasione il periodo di silenzio isolamento mi ha consentito di sondare il mio spazio interiore, sollecitato e stimolato dalle
sessioni e meditazioni che si susseguivano, con una chiarezza incredibile. Da subito c'è la sensazione di entrare dentro la forma del silenzio. Inizia un dialogo intimo, una visione introspettiva, un esame sulla mia condizione interiore, all'inizio c'è la privazione da contatto che però a differenza dell'esperienza precedente, dura poco, suscitando invece una sensazione di ilarità. Poi subentra la voglia di scrivere, di comunicare a me stesso ciò che si provo e sento quando si interrompo i contatti con il fuori, l'astinenza da parole si trasforma subito in logorroicità interiore. Si delineano con chiarezza i contenuti dei primi due giorni che fino ad allora erano apparsi sfumati. La frustrazione da aspettativa andata delusa. La sensazione di debolezza diffusa, che subito dopo i primi approcci al lavoro sul corpo, si rivela per quello che è realmente, intossicazione e pesantezza da ego e abitudini stratificate. Fin dai primi esercizi e sessioni mi accorgo che la mia energia è completamente bloccata dall'addome in giù, che la mente domina incontrastata. In quel momento ho avuto coscienza che il lavoro sul bambino interiore era rimasto incompleto sia dal primo corso che da quello successivo sul respiro. Fin dalla prima sessione mi accorgo che sento libera e accessibile solo la zona dal quarto chakra in su e avverto un'evidente rigidità nella zona del terzo, secondo e primo chakra. Ne prendo dolorosamente atto. Anche se proprio il prenderne consapevolezza crea una prima piccola breccia ma sufficiente perché al secondo giorno, cominci a muoversi qualcosa dentro di me, un'apertura graduale dal terzo chakra in giù, ora c'è catarsi, pianto, grida, rabbia e ribellione da parte del mio bambino interiore. Qualcosa comincia a muoversi, sento che l'energia sta lavorando sul secondo chakra e mi provoca un senso come di svuotamento o di stasamento della parte bassa del corpo, anche la relazione con gli altri cambia di segno è più espansa, disinvolta e amorevole aumentano i contatti fisici con contenuti di tenerezza e amorevolezza, le energie cominciano ad incontrarsi. Un'opera di demolizione di blocchi cui contribuiscono e non poco le due meditazioni tradizionali dinamica e kundalini. A tale proposito ricordo che subito dopo l'inizio dell'isolamento, la dinamica del mattino mi aveva riproposto una condizione di rifiuto, sentendomi totalmente bloccato e dolorante; ma proprio in quell'occasione l'effetto è stato bellissimo, ho sentito per la prima volta il senso della dinamica, ovvero del percorso interiore della stessa il suo sviluppo attraverso le sensazioni del corpo, un passaggio dall'elaborazione mentale a quella istintiva che non era mai avvenuta in tutte le altre occasioni in cui l'avevo fatta. Al termine ero in un'onda di gioia che avrei voluto riversare sugli altri ma me lo impediva il silenzio isolamento. E qui si è verificata un'altra magia, ho tenuto quella gioia tutta per me, e come tale è rimasta piena, intatta, forte, mi è come ritornata e potenziata dentro, riempiendomi di tenerezza. Mentre continuava a permanere anche quel senso di ilarità legata ora più agli atteggiamenti degli altri da un lato e dall'accettazione dell'isolamento che da ribellione, mediata dal cuore, diventa voglia di ridere. Tuttavia rispetto all'esperienza precedente, sento meno il bisogno di dialogare, mentre diventa forte il desiderio del contatto che viene esasperato dal divieto e si trasforma in una forte carica di desiderio. Non potendo incontrare lo sguardo degli altri,
osservo i loro corpi, le movenze, tutte le sfumature; la sinuosità delle donne, la rigidità e pesantezza degli uomini, che sembrano soffrire di più di questo isolamento. In questa condizione "sospesa" un pomeriggio sono andato nel bosco e appena entrato nel folto ho sentito una voglia irresistibile di aprirmi e ho respirato profondamente varie volte. I colori, gli alberi, le pietre, il muschio, sembravano fatati, incantati, magici. Sentivo di lasciarmi andare, di affidarmi a loro quasi di perdermi, allora li ho toccati, accarezzati provando una bellissima sensazione di condivisione. A un tratto, però, ho cominciato a provare una certa tensione, un inizio di paura, mi sono meravigliato e ho pensato "ecco il bambino che ha paura di perdersi, di rimanere solo" e sono emerse chiare le raccomandazioni dei genitori di non allontanarsi, di stare vicino a loro, di essere accompagnato nei posti isolati. Per cui il bosco d'un tratto il bosco si è trasformato in uno spazio di mistero e di paura. Ho resistito all'impulso di tornare indietro, sono restato e mi sono seduto su un tronco d'albero e sono rimasto in ascolto, la tensione è caduta e sono emerse emozioni intense, ho notato la differenza rispetto a quando si va in gita nei boschi, in questo caso la suggestione è mediata, c'è aspettativa, si pensa di poter stare bene all'aperto, respirare l'ossigeno secondo uno stereotipo diffuso. Qui invece è tutto autentico, sensazione diretta, totale, coinvolgente non pensata, non voluta. Altro momento forte, durante l'isolamento, è stato vivere lo spazio del tempio dove riposa il corpo. un rifugio comodo, circoscritto, ma non isolato dagli altri. Lì dentro non c'era da fare nulla di particolare se non gestire il mio spazio e questa cosa mi è risultata estremamente gradevole, un luogo dove mi sono sentito libero, dove ho potuto dedicarmi a me stesso senza condizionamento alcuno. Essere nel mio spazio mi trasmette sicurezza e come un luogo sacro dove tutto resta fuori, anche gli altri e c'è una sensazione di piacevolezza e di tenerezza nel toccarlo e nello starci dentro. C'è energia, piacere, rilassamento. Mi viene voglia di fondermi in esso. Non ho voglia di dormire ma di godere la mia presenza, il mio corpo, voglia di prendermi cura di me. Noto che se mi metto supino tendo a irrigidirmi, invece sul fianco o prono sono rilassato ed espanso. Sento un'estrema sensibilità nel corpo e mi viene di muovermi con dolcezza, mi passa un attimo per la mente che "devo sembrare ridicolo alla mia età, comportarmi come un adolescente in calore" ma è solo un attimo perché la sensazione che sento è talmente autentica, forte, reale, presente, che questo pensiero appare esso ridicolo e quindi il corpo riprende decisamente il sopravvento. I giorni si susseguono con un'intensità e una profondità mai provata prima e in particolare in due successive sessioni, dentro di me si accende qualcosa di molto forte, scopro che il mio respiro è totale, profondo, energetico e trasmette una forte sensazione di piacere, scopro la condivisione di questo piacere, come una gioia, donata e ricevuta, senza alcuna condizione e in modo giocoso. In quel preciso momento sento che il cuore entra nel gioco della sessualità, non è più l'adulto prevenuto e condizionato ma è un'essenza senza età che si dipana e si espande portando gioia e beatitudine in uno scambio che non ha più confini e preclusioni ma che conserva un senso di innocenza e di neutralità. E' in quel contesto che matura dentro di me la decisione di prendere il Sannyas, perché avverto la netta sensazione di avere varcato una soglia, un punto di non
ritorno rispetto a un passato che mi teneva prigioniero e compresso, ora questa sensazione di espansione di stare dentro uno spazio incondizionato, mi avverte che sono ad una svolta. L'ultimo giorno di questo stupendo percorso di cambiamento, ho sperimentato una sensazione che rimarrà impressa per sempre dentro di me. Una lacerante e al contempo commovente esplosione di gioia e dolore insieme, concentrata nell'area del cuore. Dopo una "dinamica" particolare, vengo chiamato per la cerimonia e da quel momento non sono più presente, la mia mente è totalmente spazzata via per un tempo che non ho potuto quantificare, ho sentito, più che visto l'immagine di Osho davanti a me, la pergamena con il nome, che a leggerlo, mi ha aperto uno spazio di consapevolezza e di conferma così forte che ho pianto come un disperato. E poi il tocco sul terzo occhio come una folgorazione improvvisa. Quello che è seguito è stato un crescendo di allegria, suono, ballo, fin quasi allo sfinimento di tutti i presenti che mi hanno amorevolmente soffocato in un abbraccio collettivo. Qui termina e in un certo senso inizia l'esperienza di scoperta del fuoco interiore, non so se quanto potente sia il suo ardere nè quanto potrà durare, so per certo che, da questo momento, il mio compito è tenere viva la mia nuova dimensione interiore che porta il nome di Premartha, "colui che sperimenta l'amore del cuore". Inserisci qui il tuo testo...